Mi chiamo Francesco Lobosco, il mio lavoro nel campo della moda, mi ha trasmesso prima la passione per l’iilustrazione di moda, poi quella per l’illustrazione in generale. Illustro di notte, quello che è successo durante il giorno. Mi piacciono gli oggetti rotti e riparati, le cicatrici a vista, le vite e le storie imperfette, le linee lasciate aperte, i colori che sbavano oltre i bordi, le tecniche miste, i pennelli invecchiati e sporchi, le matite non temperate. Citazione preferita: “e che mi frega se nessuno sente tanto io non suono mica per la gente” (Roberto Vecchioni). Segni particolari: poche parole.
Avrei potuto dire tanto a proposito della fragilità della Vita ma ho preferito illustrare.
Il giudizio sulle sbavature della gente è soggettivo.
Le opzioni sono tre: continuare a portare con sè un’ala rotta, cercare di ricucirla o strappare anche l’altra.
Di quando l’Eden era la mia gabbia.
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